Una storia tante storie

Una storia tante storie

21 maggio 2008

Certe quantità di cose da mettere in bocca

La prima volta che mi ritrovai nella busta paga un blocchetto di ticket, ovvero buoni pasto, li guardai come un indigeno davanti ad un navigatore satellitare. Risolsi che si trattasse di un’evoluzione della “Tessera Annonaria” rilasciata da uno dei peninsulari regimi.Potevo mangiare in giro oppure comprarmi certe quantità di cose da mettere in bocca. Ma solo in certi certificati posti. Certi li prendevano certi no, a seconda di come gli girava. Altri, si diceva in ufficio, riuscivano ad averne mazzette a sgamo e li rivendevano.Un giorno ne parlai ad un barbone, offrendogliene uno, ma lui non afferrò la trama e declinò sdegnato l’offerta.

(di Max Ponte)

13 maggio 2008

Giulio cameriere a "La Rosa"

In un assolato pomeriggio, al rinomato bar “La rosa”, due camerieri:

- Visto Giulio, quello nuovo?
- Si, il capo l’ha preso oggi in prova.
- Dicono che è un vanesio allucinante!
- Bah, le tipiche malignità degli invidiosi!
- Eccolo che va! Vediamo che fa con quelle belle signore!

Infatti tre donne piacenti si erano sedute ai tavolini esterni e il novello Giulio subito si era precipitato a prendere la loro consegna:

- Le signore gradiscono?
- Acqua minerale, grazie.
- Bene, e lei?
- Per me un’aranciata
- Un’aranciata... invece lei, signora, cosa desidera?
- Per me tè, caldo.
- Ottima scelta, mi do una lavata e sono subito da lei!

(di Franco Sardo)

23 aprile 2008

Jack's history

Un giorno un uomo lasciò fuori dal cancello di casa il suo cane e se andò. Disse: tornerò.
Lui se ne andò e non tornò mai... mentre il cane non si mosse...
Aspettò... e aspettò...
Stava li ad aspettarlo quando avrebbe potuto andare a giocare sulla spiaggia, rincorrere una cagna e farsi una seconda vita, mettere su famiglia... ma che ne so pure solo un semplice gironzolare a cazzo, almeno una volta... cazzo sei libero.......
ma rimase lì.
E se vai ora davanti al cancello lui è ancora lì felice perché sa che il suo padrone tornerà.
Questa è la storia di Jack, un cane fedele, e di uomo, semplicemente uno dei tanti uomini.


(di Risumaglio)

I libri, mondi in cui rifugiarsi

Quella sera suonavano i Ratti della Sabina. Ricordo ancora che faceva un caldo della madonna e c’era tutta quella gente che pogava. È che facevano un folk troppo travolgente e non ci riuscivi a restare immobile. Dovevi per forza alzarti e ballare, saltare, cantare a squarcia gola o, se proprio eri un tipo calmo, almeno battere a tempo i piedi e le mani.Io, sudatissimo, ero in un angolo, su un divano, che mi riprendevo un attimo. Mi guardavo intorno, con l’aria felice, c’erano tutti quei ragazzi diversi che ballavano. È stato solo in quel momento che l’ho vista, lì, in disparte. Tra tutti i giubbini, in tutto quel casino, c’era la ragazza del guardaroba che leggeva un libro... Mentre i ratti cantavano, mentre la gente pogava, lei leggeva calma e serena... Quella sera solo a una cosa sono riuscito a pensare... Ma come diamine faceva????

(di Risumaglio)

13 dicembre 2007

La formica

«Hé! Ma dato che ci sono, questo strato di latte nella grande crepa laggiù fa al caso mio. Vista la sua superficie morbida e immacolata, gli effetti collaterali non saranno così gravi se ci cado sopra. Humm, andrà tutto bene!
Ora, con cosa mi ci lancerò dentro per la grande immersione del millennio?
Ah! Questa corda sarà perfetta.
Coriaceo, hein, la corda! Non vuole proprio staccarsi. Non fa niente, basta solo andare a cercare l’altra estremità lassù. Un po’ di cammino non mi ha mai fatto male.
Ma è proprio lunga!!!
È qui! Ci sono.
Bhe, ecco! Almeno questo capo non resiste come l’altrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr no nella crepa, noooooo nelllllllla crrrrrrrrrrrrrreeeeeeeepppp nooooo!!!!!!!!!!!!
Ouf! Soltanto un pezzetto di corda in più e sarei atterrato nella spaccatura. E dacché ci sono, posso assaggiare cos’è!
Humm, ma è buono! Oh, è buono! Ne voglio, ne voglio ancora…»

Chi avrebbe mai creduto che un giorno una formica avrebbe fatto del bungee jumping appesa a un filo sottile di cotone sopra un grande tegame di latte parzialmente scremato!

(di Marie Leticia Ndongo)

2 dicembre 2007

Audi8

Mattino presto. Giornata ridente. Billy esce fuori dal garage. Attraversa il vialetto a marcia indietro, supera il cancello rosso e, nel caldo appiccicoso, corre nel silenzio della campagna verso l’ufficio. Lo stereo è alle stelle. Canzoni rock. Musica graffiante e umore aggressivo. Risoluto. Le gomme salterellano sulla ghiaia.
Questo 10 agosto ha un profumo così impetuoso, quasi istintivo, ha il sapore della liquirizia che sulla lingua diventa piccante.
Billy si sente un dio e preso dall’euforia, preme l’acceleratore.
È un’inquietudine indomita la sua. Un desiderio atavico e inconscio. Un volersi abbandonare alla vita al suo scorrere al suo defluire sgorgare e gocciolare. Dopo una notte difficile. Difficile ma illuminante, in un angolo del garage, mentre dalla casa arrivavano voci passi rumori.
Scelta una bottiglia tra le tante della dispensa, Billy si era ubriacato confidandosi con le due biciclette, una gialla l’altra bianca, dei ragazzi. Raccontò della sua vita e di tutte le sue paure, quelle di cui non aveva nessuno con cui parlare. E capì che essere un Audi8 non era poi così male…
Tina e Genny lo ascoltarono con pazienza, intenerite l’osservarono addormentarsi.
Ma in realtà anche loro, almeno per una volta, avrebbero voluto provare un po’ di whisky e sperimentare quanto è bello dimenticare per un po’ il proprio essere bicicletta o uomo che sia… tanto in fondo che differenza fa?

(di La’a)

22 novembre 2007

Tu che vedi


Il dito indica la finestra. Il trambusto del treno si infila tra le fessure della persiana e arriva fino all’immaginazione, fino a farsi riconoscere. Gli occhi piccoli e azzurro cielo, si sollevano speranzosi e desiderosi. Le labbra si schiudono lentamente, restano spalancate per un paio di secondi, poi con un lieve movimento, la lingua schiocca sul palato che sa di latte materno: “Dhà!”.

Le braccia si tendono e si scontrano contro le ginocchia di lei. La madre lo solleva e lo sorregge come una madonna col suo bambino in un dipinto del rinascimento. Il padre schiude al suo sguardo il mondo aprendo i vetri e mostrandogli il passaggio del rumoroso convoglio. I quattro denti da latte spuntati da poco si mettono in bella mostra lieti di farsi notare in un momento di gioia infantile.

Qualche attimo e capisci come sia nuova la tua vita.

Per te che mi guardi e mi riconosci.

Per te che mi cerchi se non sono lì.

Per te che un giorno non lo ricorderai.

(di Gaetano Maiorino)